R.I.P.

Requiem per un amico

Quell’anno -ne sono passati tanti, tredici, per la precisione- stavo guardando in tele un documentario.
Parlava di Venezia e dell’epidemia di peste che aveva decimato gran parte dei suoi abitanti.
Finalmente, un bel giorno, la malattia fu debellata e si decise di sfilare in corteo per festeggiare l’evento.
Tutti dietro ad uno stendardo recante l’effige di un gatto, Musipul, ci stava scritto.
Musipul, che vuol dire cacciatore di topi.
Venerato come si addice agli dei oppure agli eroi, che è un po’ uguale.
Adottati un bel batuffolo di pelo e decisi di portarmelo a casa, gli misi in nome Musipul.
Musipul oggi è morto.

Era di taglia gigante e di indole bastarda, mai una carezza, nessun gesto d’affetto sebbene fosse uno di noi si può ben dire da sempre.
Se ne stava per i fatti suoi, se aveva fame -e ce l’aveva sempre- sferrava un’attacco in piena regola, con i denti e tutto.
Dormiva dove gli pareva a lui e io mi facevo piccolo piccolo per non rubargli spazio.
Avevamo un rito: balzava su una mensola che sarà stata ad un metro e mezzo da terra con l’agilità e la grazia di una farfalla e io lo spazzolavo mentre lui emetteva le fusa più profonde del mondo.
Per il resto, niente.
Io me lo guardavo e ho sempre pensato che fosse molto bello.

Musipul ha iniziato a stare male, ha smesso di bere e di mangiare.
Lo abbiamo portato in clinica, non c’era mai stato, mica eravamo abituati.
Per provare a visitarlo l’hanno dovuto sedare.
“Tumore allo stomaco”, ci hanno detto.
Questa è stata la sua fine.
Però ha lottato, altro che se ha lottato.
Ha venduto cara la pelle.
Ha graffiato, soffiato come un leone ai veterinari, poveretti.
Si è strappato con i denti la cannuccia con la quale hanno provato ad alimentarlo.
Se uno porta il nome di un eroe, del resto, ci deve pur essere un motivo.

Oggi ho preso la decisione più difficile che si possa immaginare.
L’ho lasciato andare.
Un’iniezione letale.

Adesso me lo immagino lassù nel paradiso degli animali.
C’è arrivato con questo bel tramonto.

Addio, vecchio mio.