LA COLONIA FELINA; seconda parte

Vi presento i membri del gruppo: AZZURRINA

Osservare gli animali nel loro ambiente naturale permette di capire tante cose, non solo su di loro, ma anche sugli esseri umani.

 

Lo sapeva bene Konrad Lorenz, padre dell’etologia, ed è facile intuirlo prendendosi il tempo di studiare una colonia felina, ad esempio.

Un po’ perchè non è da tutti salpare su di un brigantino come fece Darwin e un po’ perchè a noi piacciono i gatti, che fra l’altro ce li abbiamo sotto mano.

Si potrebbe fare lo stesso anche con i piccioni, altro animale che si trova a due passi da casa e può darsi pure abbia anche qualche altro pregio, che però adesso non mi viene.

Ah, trovato…se ti caga in testa, porta bene.

Meglio ternare ai gatti.

Che sarà mai un po’ di sfiga?

 

Il gatto, se tenuto straviziato in casa (si prenda ad esempio il mio Musipul, del quale avrò modo di parlarvi), può vivere anche quindici anni e più.

In natura invece ha vita breve.

Breve ma non brevissima, perchè in tanti casi entra in gioco la figura mitologica della gattara.

La gattara è quella santa che si prende cura dei mici di strada, li nutre e li cura.

E’ proprio grazie ad una di loro, la signora Assuntina, che alcuni membri della colonia de “I gatti del mare” possono vantare dei record di longevità niente male.

 

La più vecchierella di tutti è stata Azzurrina.

Quando è comparsa non era che un cucciolino di pochi mesi; ci ha lasciati ormai da un bel po’ di anni, ma ce la ricordiamo ancora tutti e bene.

 

Era di una bellezza fuori dal normale, furba come nessuno, molto sfortunata.

Azzurrina, manco a dirlo, era azzurra.

Ma non azzurra per modo di dire.

Azzurra proprio di quel bel colore che sta fra la cenere ed il cielo ad eccezione di tre macchie bianche, una sul muso, l’altra sul petto e la terza sulla coda, che facevano pensare alle nuvole rade dopo un temporale.

 

Aveva un carattere tutto speciale.

Diciamo che era una tipa solitaria -più che altro snob- però era buona, lo si vedeva.

E’ che bisognava lasciarla in pace.

Appariva dal nulla e nel nulla tornava, nessuno ha mai capito dove si rifugiasse, dove si andasse a rintanare la notte per dormire.

Nemmeno l’Assuntina.

 

Aspettava che in giro non ci fosse nessuno, si sedeva tutta composta e compita ed iniziava a miagolare.

Allora bisognava darle da mangiare, perchè lei, fintanto che non aveva pieno il pancino, mica la smetteva!

Poi si lavava, da vera micina per bene com’era, e se ne andava.

 

“L’Azzurrina non sta bene”, se ne saltò fuori un giorno L’Assuntina tutta seria, “hai visto che c’ha la faccia di una che non vede l’acqua da un mese?”.

Proprio così, disse, come se i gatti normalmente facessero la doccia con l’acqua e tutto, come facciamo noi alla mattina.

Però aveva ragione.

 

Iniziammo a notare prima una crosticina, poi al posto del nasino iniziò a formarsi una massa scura.

Era un tumore.

 

Diventò meno diffidente, si lasciava dapprima avvicinare, poi addirittura prendere in braccio e accarezzare.

Sembrava che chiedesse aiuto, aveva bisogno di protezione e lo sapeva, in qualche modo se lo sentiva.

 

L’Assuntina se la portò a casa, che da quel che mi racconta è una specie di Arca, e le fece passare l’ultima parte della sua vita coccolata tipo regina, vi lascio solo immaginare.

 

Morì a dodici anni.

E andò in cielo, che era il suo posto, del colore del suo pelo.